Come tradizione, durante la terza settimana
di luglio il piccolo e pittoresco borgo di
Carnaiola,
nell'alto Orvietano, si anima per festeggiare la sua patrona,
la
Beata Vanna, la cui ricorrenza
cade il giorno 23, a memoria dell'anniversario della sua morte,
avvenuta nel 1306 (dettagli e orari dei festeggiamenti tra gli
eventi di luglio).
Ma chi era costei?
Meno nota di altre mistiche umbre, come Santa Chiara, Santa Rita
e Santa Scolastica, Vanna da Carnaiola appartiene a quello stuolo
di sante e beate meno note ma molto care al culto popolare, come
Angela da Foligno, Colomba da Perugia e Angelina da Montegiove.
La venerabile donna, nata a Carnaiola nella seconda metà del XIII
secolo, visse gran parte della sua vita di terziaria domenicana
a
Orvieto, dedican-dosi all'educazione
ed al recupero delle giovani meno fortunate, insegnando loro a
cucire. Le ragazze, così, potevano farsi una piccola dote col
loro lavoro, o almeno, riuscivano a confezionarsi da sole il corredo.
Tutto questo ha fatto della Venerabile Vanna -divenuta presto
Beata e conosciuta col nome di Vanna da Orvieto-
la
patrona italiana delle sarte, delle ricamatrici e delle
lavoranti dell'ago.
Ecco cosa ne scrive l'enciclopedia dei santi e dei beati:
«Giovanna da Orvieto, nota come Vanna,
nata a Cornaiola nel 1264, rimase orfana in tenerissima età e,
mossa da un celeste istinto, si affidò tutta alla custodia degli
Angeli di cui sentiva l'amorosa tutela.
A dieci anni si consacrò a Gesù e già anelava a una vita di completa
dedizione a Lui.
Essa intanto cresceva bella e graziosa, mentre andava maturando
in cuore il disegno di entrare nel Terz'Ordine di S. Domenico,
allora in fiore, e i cui membri vestivano pubbli-camente l'Abito
e conducevano vita religiosa, senza però lasciare le rispettive
case.
Accortisi del suo divisamento, i parenti, con i quali Giovanna
viveva, e che l'avevano già promessa a un ricco giovane del paese,
si mostrarono oltre modo sdegnati e cominciarono ad ostacolarla
in tutti i modi.
La giovinetta allora, lasciata Carnaiola, si rifugiò nella vicina
Orvieto, ove altri parenti la ospitarono offrendole una cameretta
solitaria e la libertà di servire Dio. Giovanna, che aveva all'epoca
solo 14 anni, poté così ricevere il bianco Abito dell'Ordine.
La sua vita fu una mirabile ascesa nelle più eroiche vie dell'amore.
Favorita da altissima contemplazione s'internava con tanta tenerezza
nei misteri della Passione di Gesù, da meritarne la dolorosa partecipazione.
Negli ultimi dieci anni della sua vita, tutti i venerdì, entrata
in estasi, sembrava un crocifisso vivente, e le ossa le si dislogavano
con tanto fragore, come se si frantumassero.
Ai suoi concittadini fu specchio e maestra di vita cristiana.
Dopo la morte, avvenuta il 23 luglio 1306 a Orvieto, dalla ferita
del costato, scaturì vivo sangue e Dio la onorò con molti miracoli.
Papa Benedetto XIV l'11 settembre 1754 ha confermato il culto».
Le spoglie mortali sono state conservate per secoli sotto uno
degli altari della stupenda chiesa di San Domenico nel centro
storico di Orvieto, e sono tornate a Carnaiola solo nell'estate
del 2000, in occasione del Grande Giubileo.